"Impatto ambientale, paesaggistico e monumentale negativo" La presa di posizione della commissione Tutela ambiente delle sezioni di Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta. "Il progetto risale al 2010 e si basa su studi ormai superati. Serve un canale scolmatore a monte e dragaggi delle dune sabbiose a valle" .
Pollice verso del Cai (Club Alpino Italiano) sulla cosiddetta "Diga Perfigli" che si sta concretizzando a 11 anni di distanza dalla sua progettazione con un insieme di opere sulla parte terminale dell'Entella lato di Lavagna. Secondo il Cai, che si affianca ad altre associazioni ambientaliste contrarie all’intervento, la "diga" - una colata di cemento armato lunga 1500 metri, larga 15 e alta 4 - qualora fosse terminata, andrebbe ad alterare irrimediabilmente uno dei siti ornitologici più importanti della costa ligure. Inoltre fondamenta massicce come quelle ipotizzate renderebbero più difficile il raggiungimento dell’acqua nella falda usata per uso potabile e di irrigazione e andrebbero a sostituire lo storico argine napoleonico, il cosiddetto "Seggiun", che è ancora efficiente e necessita solo di minime opere di manutenzione. "La caratteristica della sponda lavagnese e chiavarese dell'Entella – ricorda il Cai – sono gli orti ben curati e il verde che verrebbero deturpati. Così come verrebbe pesantemente pregiudicata l’oasi faunistica dell'Entella istituita dalla Provincia di Genova nel 1988 catalogata "zona SIC IT 332717, Foce e medio corso del fiume Entella". Il Cai ricorda inoltre che il ponte della Maddalena è un sito di interesse storico che risale al XIII secolo.
La cosiddetta diga venne sostenuta nel 2010 dall'assessore provinciale Paolo Perfigli per "mitigare" il rischio di alluvioni a Chiavari e Lavagna. Il Cai riconosce che "la sicurezza della popolazione è di importanza primaria, ma ricorda anche che il progetto si fonda su analisi e studi che risalgono ai primi anni 2000, in base a dati e parametri che oggi appaiono superati". Inoltre le esondazioni avvengono con maggiore frequenza a monte del tratto interessato dalla diga, nei pressi della confluenza dei torrenti Lavagna e Sturla, mentre nel tratto finale del fiume il regolare deflusso dell’acqua è ostacolato dalle dune sabbiose che si sono formate soprattutto dopo la costruzione dei porti di Lavagna e Chiavari e la conseguente modifica della direzione naturale della bocca del fiume.
Il Cai fa appello al buon senso. "Purtroppo l'iter burocratico per la realizzazione è già partito, ma il buon senso richiederebbe una riconsiderazione del progetto, l’aggiornamento degli studi e la realizzazione di opere meno invasive, a partire da manutenzione e adeguamento dell’argine napoleonico". Questo anche tenendo conto che le recenti esondazioni sono state modeste dimostrando che per migliorare il naturale deflusso delle acque non sono necessari interventi invasivi, ma limitati e diffusi sul territorio.
Le opere suggerite dal Cai sono: il dragaggio dei corsi d'acqua e la realizzazione di un canale scolmatore a monte lungo il corso del torrente Lavagna, per altro già proposto in studi precedenti.
Un "Contratto di fiume", già previsto in altre realtà fuori dalla Regione Liguria, che consideri e controlli in modo unitario tutto l'alveo, dalle sorgenti dei torrenti Lavagna, Sturla e Graveglia fino allo sbocco in mare e che permetta di valutare le soluzioni meno invasive e più adatte alle varie problematiche, in base a criteri più moderni, nel rispetto della sostenibilità ambientale ed economica.
Per il download del parere della Commissione TAM, clicca qui.
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